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La fibrosi polmonare

La fibrosi polmonare è una condizione cronica caratterizzata dalla progressiva cicatrizzazione del tessuto che riveste i polmoni: il parenchima polmonare.

Quando la parete degli alveoli polmonari (le strutture a sacchetto nelle quali terminano le ramificazioni bronchiali di più piccolo calibro) risulta ispessita e irrigidita da questa cicatrizzazione progressiva, si riduce la loro capacità di scambio dei gas (cioè la capacità di trasferire l’ossigeno proveniente dall’aria inspirata nel sangue e quella di liberare il sangue dell’anidride carbonica, eliminandola con l’aria espirata). L’organismo quindi non riceve più sangue ossigenato a sufficienza.
Con il tempo, il tessuto cicatriziale va a chiudere i capillari degli alveoli polmonari, peggiorando ulteriormente gli scambi gassosi e provocando ripercussioni sulla circolazione e sul cuore (cuore polmonare cronico).
Questa malattia appartiene a un sottogruppo delle cosiddette patologie polmonari interstiziali, comprendenti circa 200 malattie tutte caratterizzate dall’infiammazione e dalla cicatrizzazione (fibrosi) del polmone.

Alcune patologie polmonari interstiziali si sviluppano nell’ambito di malattie autoimmuni (es. sclerodermia, lupus, artrite reumatoide, polimiosite, dermatomiosite), altre per esposizione sull’ambiente di lavoro a polveri organiche o inorganiche (es. silice, asbesto, metalli pesanti, gas e fumi industriali, batteri, polvere di proteine animali), altre derivano da una tossicità da farmaci (amiodarone, farmaci chemioterapici, radioterapia) o sono legate a infezioni (batteriche, virali, tubercolosi).
In genere compare in età adulta (40-80 anni), con una dispnea (affanno) che tende ad aggravarsi nel tempo, fino all’insufficienza respiratoria conclamata, anche a riposo.
Colpisce più spesso gli uomini che le donne.

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